top of page
  • Immagine del redattoredani conti

Donna e maternità

Secondo il popolo Himba che vive in Namibia, la data di nascita di un bambino coincide con il giorno in cui il bambino viene pensato nella mente della madre. Da questo momento, la donna si sistema sotto un albero a riposare e aspetta di sentire il canto del bambino. Solo allora sarà pronta al concepimento biologico.

Non molto distante, dal nostro concetto di “bambino immaginario”, ovvero il bambino che prende forma nella mente dei genitori dal momento in cui il desiderio di maternità e paternità diventa consapevole e concreto.

Il mondo psichico ed affettivo comincia a modificarsi per creare spazio interiore al bambino desiderato e sognato, che viene immaginato, visto, pensato, creato come in una sorta di concepimento psichico.


La maternità va considerata nella complessità delle dimensioni che la costituiscono: psichica, relazionale e sociale.

La gravidanza, nello specifico, implica degli importanti cambiamenti per la donna e per la coppia, con conseguenti tumulti emotivi e vissuti psicologici, spesso ambivalenti.

Appare subito complessa ed articolata l’interpretazione e la spiegazione del desiderio di maternità.

La psicologia stessa ha dato maggiore rilevanza al rapporto madre-bambino piuttosto che al sostrato motivazionale inconscio del desiderio di maternità.

Quest’ultimo spesso è stato trattato come un istinto. Nunziante Cesàro (2000), a tal proposito, definisce il desiderio di maternità come “bisogno primario di procreazione”, che rappresenta un’adesione alla continuità della vita e una sconfitta della morte, oltre che la garanzia dell’appartenenza al mondo delle madri. Il motore di questo bisogno starebbe nel desiderio inconscio di ripristinare la relazione primaria di indifferenziazione, condizione narcisistica che nega il trauma della separazione originaria e satura la ferita e il vuoto creato dalla nascita.

La Fiumanò (2000), dal canto suo, ha denominato “passione del materno” questa spinta di carattere pulsionale, che trascina la donna alla ricerca del sentire una vita all’interno del suo corpo.

Si potrebbe, perciò, obiettare che ciò che è stato definito “istinto materno”, altro non è che un retaggio culturale ed educativo.


Dal momento in cui una donna sceglie di diventare mamma, apre uno sguardo al proprio mondo interno, alla sua bambina interiore, al suo vissuto di figlia e donna.

La storia riproduttiva di una donna può essere analizzata in relazione al rapporto con la madre (Chatel, 1995). La donna possiede il corpo, gli affetti e la sessualità per compiere un percorso fatto di alternanza tra identificazione e distacco, creando infine un rapporto di reciprocità con la propria madre.

Riveste un ruolo fondamentale l’identificazione della figlia con la madre-fertile, avverrà poi con la gravidanza il consolidamento della propria identità, mediante la corrispondenza donna-madre (Fizzarotti Selvaggi, 1992). Secondo la Pines (1982), le neo-mamme in questa fase del ciclo vitale ridefiniscono la propria identità femminile, rivivono il processo di separazione-individuazione dalla propria madre e sperimentano una duplice identificazione con la madre e il feto: sono allo stesso tempo figlie delle loro madri e madri dei loro figli.

Il rapporto madre-figlia è costellato di sentimenti ambivalenti: dalla rivalità all’invidia, dall’identificazione all’idealizzazione. Queste dinamiche determinano il modo in cui la figlia adulta si rapporterà al mondo femminile e al suo essere genitrice.


Il carattere ambivalente dei sentimenti inconsci sembrerebbe quasi trasferito sulle contraddizioni che la gravidanza ha insite: gioia-dolore, individualità-responsabilità, indifferenziazione-differenziazione.

La gravidanza in sé comporta notevoli cambiamenti sul piano somatico e psichico che determinano uno stato di confusione e ambiguità nel modo di vivere la gestazione e l’accudimento del bambino. Essa custodisce, inoltre, il mistero della nascita di una vita, il senso di irrealtà e la fragilità emotiva della donna (Fiumanò, 2000).


Un’indagine emiliana è riuscita a delineare tre diversi modelli di maternità: autoreferente, eteroreferente e sistemico-referente. Nel primo modello sono incluse le donne che hanno una rappresentazione di sé come madre che si esprime con un forte desiderio di maternità; il secondo modello racchiude le donne per le quali la maternità è in relazione al rapporto con il partner e al completamento di esso. Il modello sistemico-referente è contraddistinto da un forte riferimento alla famiglia, un microcosmo di appartenenza composto da genitori e figli (Nava, 1992).

Su una stessa dimensione concettuale, diverse ricerche più recenti (Raphael-Leff, 2014) hanno individuato tre stili di maternità che influenzano le aspettative, fantasie e rappresentazioni della gestante e la relazione madre-bambino. La madre facilitante vive la maternità come un’esperienza positiva, avvolgente, a tratti totalizzante. La donna si costruisce la propria identità di madre, accetta la gravidanza, si prepara adeguatamente al parto, tende a ricercare la vicinanza del piccolo. Talvolta però la madre facilitante rischia di sacrificare completamente se stessa e la sua realizzazione personale e professionale per il bambino.

La madre regolatrice, invece, non tollera le trasformazioni corporee, considera il feto un intruso, la gravidanza le riattiva conflitti infantili e il parto è concepito come un’esperienza negativa; tende a tornare velocemente allo svolgimento delle sue attività quotidiane e a delegare la cura del bambino ad altre figure significative.

In una posizione intermedia, invece, si colloca lo stile della reciprocità: la donna è felice di aspettare un bambino, ma presenta anche rimpianti rispetto ai cambiamenti inevitabili che subiranno la sua vita professionale, personale e di coppia.


Risulta comprensibile che la gravidanza quanto la maternità richiedono dei sostanziali cambiamenti ed adattamenti non solo nella donna, ma nell'intera famiglia. Cambiamenti ed adattamenti che interessano tutte le sfere: psicologica, relazionale, familiare, organizzativa, sociale.


Cosa ci si aspetta dai genitori?

Che siano dei bravi (?) genitori, che facciano sempre la cosa giusta (?), che abbiano tutte le risposte, che crescano bambine e bambini educati, autonomi, sicuri, liberi, intelligenti, curiosi, socievoli.

Insomma, genitori perfetti che a loro volta si aspettano figli perfetti.

Entrambi i genitori sono investiti dalle proprie ed altrui aspettative, accompagnando l'esperienza genitoriale dal dubbio costante se siano e meno genitori adeguati. Utilizzando il costrutto di “self-efficacy” di Bandura, possiamo dire che più è alta l'autoefficacia percepita nel genitori, maggiore è la capacita di far fronte al nuovo adattamento e allo stress e di affrontare le piccole difficoltà quotidiane.

Nel complesso un alto livello di “self-efficacy” sia nella madre che nel padre è associato ad una globale soddisfazione della vita familiare (Bramanti, 1999).


E se qualcosa non va secondo le aspettative?


La letteratura ha evidenziato che soprattutto le donne alla prima esperienza di maternità, appaiono molto vulnerabili nel post-partum e necessitano di un adeguato supporto emotivo da parte del partner, della madre, di altri parenti e di esperti per l’accudimento del piccolo, l’allattamento e il riconoscimento dei segnali di benessere e di malessere del bambino. La neo-mamma può temere di fallire nel suo ruolo e questo le procura ansia e talvolta uno stato depressivo (Della Vedova e al., 2008).

Ciò porta l'attenzione al supporto di cui necessitano i neo-genitori al fine di potersi sintonizzare sul canale emotivo, relazionale, fisiologico del neonato. La mamma, come il papà, hanno bisogno di essere circondati da un clima di serenità entro il quale possano anche sentire le difficoltà o provare il senso di fallimento, senza però essere giudicati come inadeguati o incapaci.

Il miglior supporto che possiamo dare alla neo-mamma ed al neo-papà è la fiducia nelle loro capacità e competenze genitoriali, che sono tutte in divenire giorno per giorno.

69 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page