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Tempo lento

Il nostro, quello in cui viviamo, è un tempo veloce.

Tutto fast. Il cibo, la moda, l'arredamento, le auto, le relazioni.

Il nostro è un tempo della quantità e non della qualità.

Il numero di followers sui social, il numero di amici, i vestiti, le scarpe, i gioielli, le auto, le fidanzate, i fidanzati.


Corriamo verso obiettivi da raggiungere e rincorriamo oggetti del desiderio che, spesso, non abbiamo scelto consapevolmente e di cui, spesso, non conosciamo la motivazione interna a noi stessi.

Se rallentiamo e riflettiamo sui nostri obiettivi e scelte, saremo portati più facilmente a trovare una motivazione esterna.


Come si ripercuote tutto ciò su i bambini e le bambine?

Ci troviamo di fronte a bambini altamente prestazionali, educati alla competizione e all’individualismo, a primeggiare e non a cooperare. La linea guida è la competenza da raggiungere: gattonare, camminare, parlare, scrivere, leggere, conoscere i numeri, fare i conti. E soprattutto, malgrado noi, da raggiungere il più velocemente possibile, nel più breve tempo possibile.


Ma soffermiamoci sul concento di tempo.

Da definizione il tempo è la modalità secondo la quale i singoli eventi si susseguono e sono in rapporto l’uno con l’altro, dando vita alla naturale evoluzione delle cose. Tale evoluzione risulta di fondo condizionata da fattori ambientali (i cicli biologici, il succedersi del giorno e della notte, il ciclo delle stagioni) e psicologici (i vari stati della coscienza e della percezione, la memoria) e diversificata storicamente da cultura a cultura (Treccani).

Di per sé, tale definizione ci riporta al concetto di relatività di Einstein secondo cui non esiste un unico tempo assoluto, ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo.

Oggi i fisici sono addirittura arrivati a sostenere l’inesistenza del tempo, con la teoria loop quantum gravity. Dimenticando il tempo, secondo tale teoria, diventa più semplice capire come funziona il mondo . Questo non significa che non sia concepito il tempo nella nostra vita quotidiana, ma, secondo tale teoria, il tempo non è un concetto utile quando si studiano le strutture più generali del mondo (Rovelli, 2014).

Secondo quest’ottica, dunque, il tempo corrisponde al nostro modo di vedere le cose e non fa più parte della struttura fondamentale dell’universo.


Anche in antropologia viene evidenziata la dimensione esistenziale e soggettiva del tempo. Prendiamo come riferimento l’idea di tempo di Henri Bergson, influenzata dallo stato psichico della persona. Egli distingue due tipi di tempo: il tempo della scienza caratterizzato da istanti tutti uguali tra di loro, misurabili con specifici strumenti, definito come “una collana di perle tutte uguali tra loro”; il tempo vissuto direttamente connesso alla condizione fisiologica e alla coscienza interiore della persona, definito il "gomitolo del tempo vissuto", nel quale tutti gli istanti, seppur diversi, avevano la medesima importanza.


Accettiamo quindi l’assunto che la percezione del tempo è personale e soggettiva.


Torniamo ai bambini e alle bambine.
Cosa è per loro il tempo?

I bambini e le bambine, fino ai 6 anni, vivono il tempo nel presente, nel qui-ed-ora, nell’azione, scoperta, desiderio, impulso, bisogno del momento. Percepiscono lo scorrere del tempo, scandito dalle varie routine ma non comprendono la durata del tempo come lo intendiamo noi adulti.


Questa sostanziale differenza tra il tempo dei piccoli e il tempo dei grandi determina una sorta di asincronia tra il tempo vissuto dall’adulto, proiettato costantemente nel passato o nel futuro, e il tempo dei bambini che è contingente.

Il tempo dell’adulto è fatto di anticipazioni, programmi con orari da rispettare, composto da dopo-più tardi-stasera-domani che i bambini non possono comprendere; il tempo dei bambini è un tempo lento, dilatato, carico di attesa, bisogni, competenze da imparare.


Noi adulti abbiamo il dovere di accompagnare i bambini e le bambine attraverso il tempo a loro necessario.

È molto importante dare un tempo lento ai bambini e alle bambine, un tempo sufficiente per sperimentare le proprie possibilità autonome di apprendimento, in completa armonia con il proprio livello di maturità, con gli interessi e le iniziative di ogni momento.

Solo un tempo disteso può essere il terreno fertile per una relazione diadica “sufficientemente buona” (Winnicott) ed una crescita armonica del bambino.

Attesa e pazienza sono un dono al bambino ed una concessione a noi stessi come caregiver empatici, rispettosi, pazienti, in ascolto del bambino.


Dare tempo ai bambini di imparare, sperimentare, scoprire, crescere, provare, sbagliare, riprovare, di ascoltare i propri insight significa dar loro il tempo di credere nelle proprie capacità e di credere in sé stessi.

Dare il giusto tempo ai bambini e alle bambine significa dare attenzione, dire implicitamente che sono importanti e che crediamo noi per primi nelle loro capacità, significa anche far sentire il supporto e l’incoraggiamento quando il processo di apprendimento risulta più complesso e difficile.

Questo atteggiamento empatico e di ascolto attivo, sono un toccasana per lo sviluppo dell’autostima dei bambini e delle bambine.


Pertanto, quando tu mamma, papà, educatore, caregiver ti accorgerai di correre contro al tempo, respira, rallenta e ritrova il giusto tempo.

Il tempo ritrovato, dedicato, riservato, attento.

Ritrova il tempo lento.

Tempo Prezioso.


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